Audit Clinico Vs Audit del Rischio Organizzativo
L’audit in linea generale è una valutazione indipendente svolta in modalità condivisa da professionisti del settore e finalizzata a migliorare un processo o ad affrontare un problema (introduzione di nuova tecnologia, modifica dell’ambiente, ecc).
L’origine di audit può essere facilmente ricondotta al verbo latino AUDĪRE ‘ascoltare’.
La definizione del Ministero della Salute
L’Audit clinico è una metodologia di analisi strutturata e sistematica per migliorare la qualità dei servizi sanitari, applicata dai professionisti attraverso il confronto, per identificare scostamenti rispetto a standard conosciuti o di best practice, attuare le opportunità di cambiamento individuato ed il monitoraggio dell’impatto delle misure correttive introdotte.
Audit proattivo :
lo studio da parte di professionisti formati di processi preselezionati che non hanno generato errore;
Audit reattivo :
lo studio da parte di professionisti formati di processi che hanno generato errore (eventi potenzialmente dannosi, danni, eventi sentinella, richieste risarcitorie);
Tutte le tipologie di Audit hanno alcune caratteristiche comuni:
- sono finalizzati al miglioramento;
- derivano da un processo intenzionale e strutturato, basati su metodologie, criteri o standard, espliciti e stabiliti a priori;
- richiedono risorse in termini di impegno, tempo ed un’accurata pianificazione;
- producono un report che può portare ad un’azione correttiva ;
I benefici dell’Audit
L’Audit è un processo di miglioramento della qualità dell’organizzazione e dei processi e quindi i benefici sono:
• migliorare la pratica, producendo reali benefici nella cura del paziente;
• sviluppare l’apertura al cambiamento;
• fornire garanzie sulla qualità dell’assistenza;
• agire sui dati e basandosi sulle evidenze scientifiche;
• ascoltare i pazienti, comprendere e dialogare circa le loro aspettative;
• sviluppare linee guida o protocolli locali;
• tendono a ridurre al minimo errore o danni ai pazienti;
• ridurre i reclami/risarcimenti.
Non è un audit la discussione dei casi clinici
– senza definire a priori gli standard con cui confrontarsi;
– senza raccogliere ed analizzare i dati;
– l’introduzione di cambiamenti delle prassi, processi e procedure esistenti, senza conoscere a priori il divario rispetto all’obiettivo che si ipotizza di raggiungere;
Il Ciclo dell’Audit Clinico VS il Ciclo dell’Audit RM (o ciclo di programmazione e controllo )
Procedo riportando un parallelo tra uno strumento proprio del manager (o dell’economista aziendale) ed uno proprio del DM in sanità, entrambi gli strumenti sono indispensabili per ottimizzare le risorse a disposizione, attengono al cambiamento, sono strumenti indispensabili per innovare:
Il Ciclo dell’Audit Clinico è proprio del direttore sanitario, dell’epidemiologo del direttore di U.O
1- Seleziona le priorità
2- Definisce gli standard
3- Controlla che quanto è stato fatto in pratica clinica corrisponda a quanto raccomandato
4-ove ci siano degli scostamenti cerca di operare dei cambiamenti ;
5-valutazione dei cambiamenti ;
Il Ciclo dell’Audit della Gestione del Rischio è qualcosa proprio dell’economista aziendale, del manager.
1- Progetta, pianifica;
2- Mette in pratica, attua ciò che è stato definito;
3- segue una fase di monitoraggio e verifica
4- eventualmente aziona dei cambiamenti
Il ciclo dell’audit clinico è quindi un derivato dal Ciclo del Controllo di Gestione (Deming) e sia volendola leggere da un punto di vista clinico e quindi di appropriatezza, sia da un punto di vista della gestione del rischio, e quindi di sicurezza, il punto è lo stesso :
è che per migliorare la sicurezza delle cure, l’appropriatezza delle prestazioni, ed ottimizzare l’utilizzo delle risorse in sanità allora dovremmo intensificare l’utilizzo di strumenti del controllo di gestione come l’Audit (attivo-proattivo), dovremmo inoltre utilizzare i migliori indicatori e standard possibili.
Ricordandoci però che ad ogni ciclo di Audit (qualunque sia la finalità specifica) c’è un impegno in termini di risorse (tempo, dedizione, coinvolgimento) e quindi non va sottovalutato un passaggio che è a monte, ovvero la selezione delle priorità.
Consigli di comportamento durante un Audit
1- Evitare di parlare di “colpe” o “responsabilità”, ma solo di possibili errori;
2– E’ fondamentale ribadire sempre la logica e la cultura del miglioramento, dell’imparare dagli errori e non del giudizio;
3- Il passato va considerato solo per imparare dagli errori e, quindi, prevedere le performances future;
4- E’ utile chiedere inizialmente agli attori quali sono i punti forti del processo in esame, cioè le loro migliori performances;
5- Il Facilitatore è bene che chiarisca (nella fase della preparazione) il punto critico da lui individuato, in modo da consentire agli attori di prepararsi su quel punto;
6– Moderare bene l’Audit affinchè tutti abbiano par condicio comunicativa;
7- Ribadire che è meglio impiegare tempo per portare argomenti alle proprie tesi, piuttosto che “perdere tempo” per dimostrare le contraddizioni dell’altro;
8- Il Facilitatore, durante l’audit, è meglio che non sia un sovraordinato di quella unità operativa;
9- Focalizzare continuamente l’attenzione sullo scopo dell’audit, ovvero del miglioramento;
10- Esercitare sempre tolleranza;
11- Sottolineare l’etica del miglioramento attraverso il lavoro di gruppo e tenendo al centro dell’attenzione sempre il paziente;
La “Carta dell’Audit Clinico” del Ministero
La “Carta dell’audit ” è un decalogo che spiega qual’è la metodologia appropriata per impostare un Audit:
1. Inquadramento generale. Specifica le linee generali dell’audit clinico, gli obiettivi di miglioramento, le sfide, i rischi, gli ambiti;
2. Potere decisionale. Definisce i margini operativi e le decisioni da adottare, che devono essere convalidate dalla direzione aziendale;
3. Ruolo dei componenti del gruppo . Definisce il ruolo e le responsabilità del leader e di ciascun componente del gruppo e le relazioni all’interno del gruppo;
4. Conduzione dell’audit -Definisce la modalità di gestione partecipativa, basata sulla mobilitazione delle competenze, sulla fiducia e sulla responsabilità di ciascuno;
5. Monitoraggio .Vengono programmati dal leader, in collaborazione con il gruppo, la tempistica, gli strumenti e i metodi del monitoraggio nelle diverse fasi;
6. Accessibilità delle informazioni . Vengono rese disponibili ai componenti del gruppo, secondo modalità definite, le informazioni necessarie per la realizzazione delle attività prestabilite;
7. Confidenzialità. Chiunque sia coinvolto nell’Audit deve essere a conoscenza delle regole di riservatezza secondo la normativa vigente;
8. Comunicazione . Definire le regole di comunicazione sia all’interno che all’esterno del gruppo. La comunicazione interna deve favorire la partecipazione, l’adesione alle attività e la motivazione dei professionisti.
9. Le risorse. Le risorse necessarie sono materiali (spazi e strumenti) e umane. È necessario informare la direzione e i responsabili dei reparti/dipartimenti rispetto ai partecipanti e all’impegno di tempo richiesto;
10. Le regole di comportamento. Le attività devono essere svolte secondo precisi requisiti di comportamento ed in conformità alle richieste ( rispetto delle scadenze, aderenza alla mission aziendale, conflitti di interesse….).