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In sanità abbiamo almeno 3 fenomeni culturali che influenzano negativamente le organizzazioni sanitarie ed in ultima analisi la qualità nel processo di erogazione delle cure:

 

1-Paternalismo Medico

1- Il Paternalismo Medico consiste in una visione e cultura del rapporto medico-paziente in cui il medico assumeva qualsiasi decisione per nome e conto del paziente al quale non era concessa né informazione adeguata né alcun tipo di partecipazione al processo decisionale clinico.

Oggi la legge 219 del 2017 che dispone in tema di consenso informato,  impone un drastico cambiamento culturale.

Il paziente ha il diritto di essere al centro del processo di cura,  con conseguenti obblighi in capo agli esercenti le professioni sanitarie di instaurare un processo di comunicazione bilaterale che porti ad una diretta partecipazione del paziente alle scelte sanitarie.

Patient Engagment

La filosofia del  “patient engagment”, rivoluzione nella comunicazione sanitaria che prevede il coinvolgimento attivo del paziente in tutto il processo di cura,  secondo la letteratura medico scientifica produce almeno 4 benefici al paziente:

1- migliore compliance – aderenza alle terapia; 
2- migliore prevenzione e stile di vita (self-empowerment); 
3- migliori indicazioni ai propri care-givers; 
4- migliore consapevolezza e conoscenza dell’argomento che porta ad una più veloce richiesta di assistenza medica in caso di complicanze o nuovi sintomi o patologie.

 

2-La Cultura Basata sulla Colpa

In ambito sanitario-organizzativo (soprattutto per ciò che attiene la gestione delle risorse umane) è ancora radicata una cultura basata sulla colpa e sulle responsabilità del singolo.

Mi riferisco alla cultura del non fare o del “si è sempre fatto così” ha danneggiato ed ancora danneggia le nostre organizzazioni sanitarie.

In particolare, nei gruppi di lavoro le persone che maggiormente sentono il “peso” di questa responsabilità e che più ne temono le conseguenze sono tendenti ad evitare ambiti di lavoro “scomodi” e pericolosi da quel punto di vista.

Ha prodotto molti danni ed ha rallentato la crescita rispetto alla sicurezza ed all’appropriatezza delle cure, portando un ritardo nella crescita della qualità dei nostri sistemi sanitari.

Il concetto di causa e non di colpa deve essere impresso nella mente di chi  si occupa di management ed organizzazione sanitaria e poi esteso a tutti gli operatori. Sono le basi del risk management che l’art 1 della legge 24 impone di applicare in sanità.

Il modello educativo del “non fare”

Chi sente oltremodo il peso della responsabilità e l’eventuale colpa in caso di errore spesso è colui che ha paura di sbagliare e quindi tende a non fare le cose.

Queste persone spesso sono state vittima della cultura occidentale basata sul punire l’errore, che non giudica il comportamento, ma la persona che lo mette in essere.

Il modello educativo del «non fare», quindi, porta ad aver paura dell’errore ed a cercare di nasconderlo (e non di palesarlo affinché non si ripeta più).

Il concetto di Peccato

Il concetto di peccato nelle culture occidentali viene inevitabilmente associato al concetto di peccato universale, che conduce alla colpa ed alla punizione.

Chi sbaglia è sbagliato

Nelle filosofie o religioni orientali (eccetto l’islam) tali concetti sono del tutto assenti.
Un primo passo potrebbe consistere nel cercare vedere oltre questa illusoria realtà.

Il passaggio dalla colpa alla causa

Uno dei nostri comportamenti più nocivo è nutrire sensi di colpa. Il senso di colpa è un meccanismo, che si attiva nel momento in cui commettiamo un errore e sentiamo dentro di noi un forte disagio; questo forte disagio determina il sentirsi colpevoli per la nostra azione e, il più delle volte, ci impedisce di risolvere in maniera obiettiva il problema che abbiamo di fronte.

La colpa è legata sia alla minaccia di una punizione diretta che alla paura di perdere stima e posizioni sociali all’interno del nostro gruppo di lavoro.

Teoria Gestalt. “Secondo l’istituto Gestalt per capire il concetto di colpa bisogna analizzare quello di cattiveria, che secondo questa teoria non esiste in natura ma è piuttosto una sorta di immanutrità. Secondo tale ipotesi sia la cattiveria che la colpa non esistano in natura, ma sono strumenti utilizzati da uomini scaltri per manipolare, assoggettare e paralizzare uomini ingenui”

Per superare il gap culturale bisogna superare il concetto di colpa e guardare a quello di causa,  ovvero passare dall’operare sugli effetti all’operare sulle cause :

1 – Operare sugli effettiDomandarsi chi è stato?»
2 – Operare sulle cause : «Domandarsi: perché è accaduto?» quindi dobbiamo essere bravi a ricercare le cause.

 

3- La visone “atomistica” ed “individualista”

Fino ad oggi la cultura predominante in campo sanitario rimane l’atomismo e l’individualismo.

La legge 24, la legge 219 innova da questo punto di vista e guida invece verso un cambio di rotta che porta ad una visone olistica della medicina.

Olismo e Medicina olistica

L’approccio olistico, spesso, viene confuso con omeopatia o con medicine alternative o comunque come un approccio predatorio messo in piedi da medici senza scrupoli.

Non è questo il significato di olistico, è tutt’altro. L’approccio olistico in medicina, si contrappone all’atomismo ed all’individualismo, abbraccia almeno due importanti concetti, il primo è diretta applicazione della visione olistica mentre il secondo è un logico corollario:

1- Curare l’uomo e non l’organo malato;
2- Agire in team, in equipe multidisciplinare al fine di migliorare i processi organizzativi e di cura.

La cultura che dobbiamo superare è quella che si limita a vedere l’uomo come fatto di sola materia, senza avere una visione di insieme.

Non curare quindi solo l’organo colpito dalla malattia ma curare la persona nella sua globalità. La dimensione biologica (malattia, stile di vita, nutrizione) si affianca a quello psicologica, spirituale, emozionale, sociale e cognitiva del paziente.

Cose che tra l’altro hanno un’importanza nella nascita e nell’evoluzione delle malattie, non sono inutili accessori. É scientificamente dimostrato, ad esempio, che la solitudine affettiva ha un ruolo importante nella nascita ed evoluzione delle malattie.

Aprire la nostra mente ad una visione olistica della medicina ci predispone anche ad accettare modalità di lavoro orientate alla squadra, alla leadership ed al team-bulding

 

Conclusioni

« E debbasi considerare come non è cosa
più difficile a trattare, né più dubia a
riuscire, né più pericolosa a maneggiare,
che farsi a capo ad introdurre nuovi ordini.
Perché lo introduttore ha per nimici tutti
quelli che delli ordini vecchi fanno bene, et
ha tepidi defensori tutti quelli che delli
ordini nuovi farebbono bene… »
N.Macchiavelli – Il Principe

 

Quando un’organizzazione decide di avviare un processo di cambiamento, le persone sono allo stesso tempo soggetto ed oggetto del cambiamento.

L’aggiornamento delle strutture, dei processi e delle tecnologie facilita il cambiamento, ma di per sé non lo determina. Sono le persone che determinano il cambiamento.

Se non esiste condivisione delle motivazioni che spingono verso il cambiamento, allora ogni sforzo finisce per produrre resistenze che si traducono in un insuccesso soprattutto quando la soluzione ottimale non è nota all’inizio ed esiste un elevato livello di incertezza sulle modalità e sulle opzioni possibili.

In questo caso l’unico modo per provare a cambiare è tentare di avvalersi della collaborazione di tuto il team.