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CANCRO ALLA PROSTATA | GUIDA VELOCE AI MIGLIORI PERCORSI TERAPEUTICI 2020

Il cancro alla prostata rappresenta il 20% di tutte le neoplasie diagnosticate agli uomini a partire dai 50 anni d’età.

Si tratta, quindi, di una delle patologie maschili più diffuse.

A volte sapere di personaggi famosi, quindi molto lontani da noi, che hanno avuto una data malattia, ci aiuta, paradossalmente, a percepire di più il rischio di averla noi stessi. A scopo di sensibilzzare tutti alla prevenzione, quindi, ricordiamo il famoso attore Hollywoodiano Ben Stiller, che pochi anni fa ha sconfitto il suo tumore alla prostata.

Fortunatamente, infatti, il rischio che la malattia abbia esiti mortali si è notevolmente ridotto con gli anni, soprattutto se la si diagnostica precocemente e, quindi, se si interviene in tempo PubMedPrevention of Prostate Cancer Morbidity and Mortality: Primary Prevention and Early Detection..

Vediamo, quindi, come possiamo diagnosticare il cancro alla prostata, e, una volta scoperto, quali sono le tecniche mediche per curare o rimuovere il tumore prostatico.

Come Riconoscere il Cancro alla Prostata | Esistono Sintomi?

Purtroppo, nelle fasi iniziali del tumore alla prostata, cioè proprio quando sarebbe meglio individuarlo per intervenire subito, non ci sono sintomi peculiari. Per questo motivo la diagnosi precoce è molto difficile.

Quando, invece, la massa tumorale cresce un po’ di più, dà origine ad una particolare sintomatologia urinaria:

  • difficoltà a urinare
  • bisogno di urinare spesso
  • dolore quando si urina
  • sangue nelle urine o nello sperma
  • sensazione di non riuscire a urinare in modo completo

Ma attenzione: tali sintomi possono essere collegati anche a problemi prostatici di natura benigna come, ad esempio, l’ipertrofia prostatica.

Se stai sperimentando questi sintomi, in ogni caso, rivolgiti ad uno specialista urologo, che saprà indicarti tutti gli esami giusti da fare per capire se si tratta effettivamente di un tumore alla prostata o di problematiche di altra natura.

  • Prenota una visita dall’urologo

Tumore alla Prostata | L’importanza dello Screening

Come abbiamo anticipato, i trattamenti per il cancro alla prostata sono tanto più efficaci quanto più vengono diagnosticati precocemente. Ma, in assenza di una chiara sintomatologia che ci faccia scattare il campanello d’allarme, come facciamo una diagnosi precoce?

La risposta non può che essere lo screening. Solo dei controlli periodici dal medico, infatti, possono avvisarci in tempo sulla presenza o meno di una neoplasia prostatica:

La prevenzione secondaria consiste nel sottoporsi ogni anno a una visita urologica

Una diagnosi precoce può anche essere effettuata attraverso la misurazione del PSA, un antigene prostatico specifico, con una semplice analisi del sangue da effettuare regolarmente dai i 50 anni di età.

Tuttavia, è bene non decidere in autonomia di andare a fare questo tipo di analisi, ma fare sempre prima una visita urologica. Sarà il medico a consigliarci o meno di procedere con la misurazione del PSA e, chiaramente, sarà lui poi ad interpretarne i risultati, eliminando il rischio di avventurarci da soli in diagnosi azzardate!

RISCHIO FAMILITARITA‘: Attenzione, se in famiglia esistono casi di tumore alla prostata, si consiglia di effettuare controlli periodici già dopo i 40 anni di età.

A questo proposito, L’American Cancer Society ha emesso delle precise raccomandazioni sullo screeining per il tumore alla prostata:

Cancro alla prostata

L’Iter Diagnostico del Tumore alla Prostata

Come possiamo immaginare, diagnosticare un tumore alla prostata non prevede solo la misurazione del PSA, che da sola non ci dice nulla di definitivo.

Ad ogni modo, l’iter completo prevede:

  • Misurazione del PSA (attraverso le analisi del sangue)
  • Esplorazione digito rettale (visita urologica)
  • Biopsia prostatica

Solo la biopsia, però, è in grado di rilevare effettivamente la presenza del tumore. Se emerge la neoplasia, lo specialista completerà la valutazione attraverso ulteriori indagini, in grado di indicare l’entità del tumore:

  • Risonanza magnetica multiparametrica
  • TC addome pelvi con mezzo di contrasto
  • Scintigrafia ossea

In realtà, oggi, la risonanza magnetica multiparametrica è diventata fondamentale anche per decidere se e come sottoporre il paziente alla biopsia, che viene eseguita in anestesia locale, ambulatorialmente o in day hospital, e dura pochi minuti. Quindi tutti i dati rilevati dai vari esami verranno integrati per decidere come fare la biopsia e, eventualmente, stabilita l’entità del danno, come intervenire.

Focus sul PSA | Lasciamolo Interpretare allo Specialista!

le migliori tecniche di rimozione del cancro alla prostata

In parte l’abbiamo già accennato, ma è importante sottolineare che la misurazione del PSA, da sola, non fa diagnosi.

Il PSA è un enzima prodotto dalla prostata che serve a mantenere fluido il liquido seminale. Alterazioni nei suoi valori mettono in allerta. Si tratta di un esame molto famoso tra gli uomini dai 50 anni in su, che spesso decidono autonomamente di farselo misurare, per poi allertarsi, spesso inutilmente PubMedProstate cancer: measuring PSA..

Bisogna considerare che non è un indicatore di patologia. Se i suoi valori sono alterati, il PSA ci dice che esiste un’alterazione all’interno della ghiandola prostatica, ma questa alterazione può anche riguardare semplicemente un’infiammazione, come una prostatite. Insomma, diversi possono essere i motivi alla base di un’alterazione del PSA.

Per questo motivo, se fino a qualche anno fa la misurazione del PSA era prevista come test di screening di routine, oggi è considerata un test di diagnosi su base individuale: andrebbe prescritta dal medico solo in casi specifici in cui vi siano ragioni per sospettare la comparsa della malattia.

Le Migliori Tecniche Mediche per la Cura del Tumore alla Prostata

Ma passiamo alla risoluzione del problema: le migliori cure per il cancro alla prostata. Una volta avvenuta la diagnosi, è il momento di pensare a come intervenire.

Anche qui, dovremo lasciarci aiutare dallo specialista nella decisione. Il grado di pericolosità del tumore alla prostata è estremamente variabile:

I medici suggeriscono trattamenti diversi a seconda dei risultati della biopsia

Quindi non esiste un unico modo di sconfiggere il cancro alla prostata. A seconda dell’entità della neoplasia, si deciderà come procedere. Ad esempio, se la problematica è lieve, lo specialista può consigliare di non procedere subito con un intervento attivo, ma di aspettare:

L’Attesa Vigile

Quando un tumore viene valutato a basso rischio con PSA basso si può non rimuovere.  In questo caso, si decide di optare per “l’attesa vigile”che non prevede trattamenti sino alla comparsa di sintomi. In questo caso, basta semplicemente sottoporsi a una sorveglianza e intervenire solo se la malattia progredisce. Inizialmente, quindi, verranno effettuati controlli abbastanza frequenti (PSA, esame rettale, biopsia) che permettono di controllare l’evoluzione della malattia e verificare eventuali cambiamenti che meritano un intervento.

Rimozione Chirurgica del Cancro alla Prostata

Se lo stadio della neoplasia, invece, è valutato a rischio, lo specialista opterà per la rimozione chirurgica del tumore. L’asportazione del tumore alla prostata viene chiamata anche prostatectomia radicale.

La prostatectomia radicale, ancora oggi tecnica d’elezione, rimuove in blocco la ghiandola prostatica e le vescicole seminali ed è considerata la terapia standard per la cura del tumore prostatico localizzato, per le elevate percentuali di guarigione. Per essere scelta questa opzione come unica modalità terapeutica (senza, successiva radioterapia o chemioterapia), quindi, la neoplasia deve essere localizzata, cioè confinata nella prostata. In questo caso, la rimozione chirurgica della prostata ha un effetto risolutivo.

Tecniche sempre più avanzate permettono oggi di minimizzare i rischi post-chirurgici di questa operazione: la disfunzione erettile e l’incontinenza.

Le Nuove Tecniche Chirurgiche Robotiche

Quando parliamo delle ultime innovazioni mediche che minimizzano il rischio di disfunzione erettile e di incontinenza, una volta probabili controindicazioni della prostatectomia, ci riferiamo alle nuove tecniche di chirurgia robotica. Si tratta di una tecnica chirurgica mininvasiva che adopera un robot telecomandato da un chirurgo attraverso una consolle, proprio come una sorta di videogioco PubMedRobotic surgery: review of prostate and bladder cancer.

Il Dottor Gianluigi Taverna, responsabile dell’urologia Humanitas Mater Domini ci spiega come funziona la chirurgia robotica e quali sono i vantaggi:

Queste tecniche permettono un recupero post-operatorio sempre più agevole per il paziente, che può tornare a svolgere le sue normali attività lavorative e affettive in modo estremamente rapido.

In ogni caso, ormai, per entrambi i tipi di prostatectomia – tramite chirurgia classica (intervento a cielo aperto) e tramite chirurgia robotica –  il tempo di degenza all’interno della struttura ospedaliera non supera le 48, max 72 ore.

Quindi è meglio la chirurgia tradizionale o quella robotica?

Per questo tipo di intervento, ormai, non ci sono differenze circa l’efficacia PubMedOpen Versus Laparoscopic Versus Robot-Assisted Laparoscopic Prostatectomy: The European and US Experience. A questa domanda gli esperti rispondono, quindi, che il confronto fra chirurgia robotica e a cielo aperto finisce per ora in parità. Gli esperti su The Lancet: “più del mezzo conta il rapporto di fiducia con l’urologo”. Leggi l’articolo della Fondazione Umberto Veronesi: Per la prostata meglio la chirurgia robotica o tradizionale?

Radioterapia

La radioterapia per il tumore alla prostata prevede, solitamente. l’irradiazione esterna di raggi X per distruggere le cellule neoplastiche. In alternativa, le radiazioni possono essere somministrate dall’interno, da particelle radioattive impiantate direttamente all’interno della prostata (brachiterapia). In base all’entità del tumore e allo status generale del paziente, lo specialista può decidere di usare la radioterapia in alternativa all’intervento chirurgico, oppure come integrazione dello stesso.

Gli effetti a breve termine della radioterapia possono includere:

  • Disagio/ fastidio alla zona del bacino
  • Diarrea
  • Perdita di peli pubici
  • Stanchezza
  • Cistite

I possibili effetti collaterali a lungo termine della radioterapia, invece, possono includere l’incapacità di ottenere un’erezione.

Il dottor Stefano Maria Magrini, direttore dell’UO di radioterapia dell’ospedale civile di Brescia, e ordinario di radioterapia oncologica dell’Università di Brescia, ci spiega in quale stadio del tumore alla prostata è più indicata la radioterapia:

Anche nel campo della radioterapia le tecniche si stanno affinando sempre di più, e la ricerca scientifica sta facendo passi da gigante PubMedAdvances in Radiotherapy for Prostate Cancer Treatment.

Terapia ormonale

Se il tumore alla prostata non è localizzato, ma ha già cominciato ad espandersi, spesso si prevede l’utilizzo di una terapia ormonale, spesso in combinazione con la radioterapia.  Ad esempio, potresti ricevere una terapia ormonale prima di sottoporsi a radioterapia per aumentare le possibilità di successo del trattamento. Può anche essere raccomandato dopo la radioterapia per ridurre le possibilità di ritorno delle cellule cancerose. La sola terapia ormonale da sola non cura il cancro alla prostata, ma può essere usata per rallentare la progressione del carcinoma prostatico avanzato e alleviare i sintomi. PubMedHormone therapy in prostate cancer; a pharmacotherapeutic challenge

Lo scopo della terapia ormonale è bloccare gli effetti del testosterone, interrompendone la produzione o impedendo al corpo di usare il testosterone.

La terapia ormonale può essere somministrata attraverso:

  • Iniezioni per impedire al corpo di produrre testosterone
  • Compresse per bloccare gli effetti o ridurre la produzione di testosterone
  • Combinazione delle due metodologie precedenti

Chemioterapia

La chemioterapia viene spesso utilizzata per trattare il carcinoma prostatico diffuso ad altre parti del corpo (carcinoma prostatico metastatico) PubMedThe Utility of Chemotherapy in the Treatment of Metastatic Prostate Cancer.. La chemioterapia distrugge le cellule tumorali interferendo con il modo in cui si moltiplicano. Non cura il cancro alla prostata, ma può aiutare ridurne le dimensioni, a tenerlo sotto controllo, ad alleviare i sintomi e a preservare una discreta qualità di vita. 

Il dott. Giario Conti, direttore UO di Urologia, Ospedale S. Anna, Como e segretario generale Società Italiana di Urologia Oncologica, ci spiega come e in quali casi va utilizzata la chemioterapia per il tumore alla prostata.

 

 

Immunoterapia

L’immunoterapia è una delle nuove forme di trattamento del cancro. Usa il tuo sistema immunitario per combattere le cellule tumorali. Alcune cellule del sistema immunitario, chiamate cellule presentanti l’antigene (APC), vengono campionate in laboratorio ed esposte a una proteina presente nella maggior parte delle cellule tumorali della prostata.

Queste cellule ricordano la proteina e sono in grado di reagire ad essa e aiutano i globuli bianchi dei linfociti T del sistema immunitario a distruggere le cellule che contengono quella proteina. Questa miscela viene quindi iniettata nel corpo, dove colpisce il tessuto tumorale e stimola il sistema immunitario ad attaccarlo. Questo si chiama vaccino Sipuleucel-T.

Ma numerose ricerche scientifiche attestano che nonostante l’iniziale entusiasmo nei confronti del vaccino immunoterapico,

è improbabile che, attualmente, l’immunoterapia possa da sola cambiare radicalmente la prognosi

Tuttavia, la combinazione di più approcci terapeutici in molti casi sembrerebbe più promettente. In conclusione, ad oggi, il ruolo dell’immunoterapia nel trattamento del tumore alla prostata non è quello di eliminare la neoplasia, ma quello di riportarla ad uno stato immunologicamente inattivo, al fine di rallentare la progressione della malattia PubMedImmunotherapy of Prostate Cancer: Facts and Hopes.

Il Verdetto Finale

Anche se esistono alcune regole comportamentali che si consiglia di seguire in ottica preventiva, non esiste una prevenzione primaria specifica per il tumore alla prostata. Quindi l’unica cosa da fare è sottoporsi allo screening:

Attualmente la maggior parte dei carcinomi della prostata sono diagnosticati prima dello sviluppo dei sintomi attraverso lo screening spontaneo con la visita urologica.

Stiamo parlando di un tumore, quindi i rischi di non fare periodici controlli, dopo una certa età, dovrebbero bastare a convincerci!

Chiaramente, nessuno specialista, così come nessuna delle varie tecniche di intervento, è infallibile per tutti. Quindi, in caso di diagnosi di tumore, un’opzione saggia potrebbe essere quella di sentire più campane, cioè il parere di più specialisti competenti, per capire se la diagnosi è confermata e cercare il modo più giusto di intervenire.

Per stare al passo con la ricerca, visita il sito dellIstituto Europeo di Oncologia.

Se vuoi sostenere la ricerca, avere informazioni più approfondite o sentire il parere di persone con carcinoma alla prostata, visita il sito EuropaUomo, Associazione per l’informazione sulle patologie prostatiche.